Condanna penale per i titolari di Pirate Bay, scoppia la polemica

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Condanna penale per i titolari di Pirate Bay, scoppia la polemica
17 aprile 2009 - I quattro responsabili di Pirate Bay, uno dei maggiori siti di scambio di file via internet al mondo, sono stati condannati da un anno di prigione per complicità nella violazione di diritti d'autore. Lo ha deciso il tribunale di Stoccolma che ha condannato Fredrik Neij, 30 anni, Gottfrid Svartholm, 24 anni e Peter Sunde, 30 anni, fondatori di Pirate Bay, e Carl Lundström, 48 anni, accusato di avere investito nel sito. La condanna è conforme alle richieste del procuratore che aveva pronunciato la sua requisitoria il 2 marzo. Il processo, durato tre settimane, è considerato come uno dei più importanti contro la pirateria informatica.


Due dei responsabili del sito condannati

Risarcimento alle major - I quattro dovranno anche versare 30 milioni di corone (2,7 milioni di euro) di danni e interessi all'industria discografica, cinematografica e dei videogiochi, che reclamavano 117 milioni di corone a titolo di mancati guadagni. La condanna è conforme alle richieste del procuratore che aveva pronunciato la sua requisitoria il 2 marzo. Il processo, durato tre settimane, è considerato come uno dei più importanti contro la pirateria informatica.

"Verdetto folle" - "Come in tutti i migliori film, gli eroi perdono all'inizio ma riescono alla fine, comunque, ad ottenere una vittoria epica. E' l'unica cosa che Hollywood ci ha insegnato": è questo il commento che appare sull'homepage di Pirate Bay. "Un verdetto folle", così lo definisce il sito. "In Svezia "il processo è visto come una farsa", avevano detto un mese fa a Roma, in occasione della Festa dei Pirati, Magnus Eriksson e Johan Allgoth, co-fondatori di Piratbyran, un think-tank culturale svedese schierato in favore della pirateria, e dello stesso Pirate Bay.

"E' inaccettabile sanzionare penale" - Speriamo che questa sentenza non venga strumentalizzata per reprimere e limitare i cittadini onesti, con filtraggi di navigazione e controllo preventivo": è questo il commento di Andrea Monti, avvocato, esperto di diritto d'autore e internet, sulla condanna, in Svezia, dei quattro responsabili del sito Pirate Bay. "Il copyright è una licenza, un contratto che si stipula tra il titolare dei diritti e l'utilizzatore dell'opera - spiega Monti -. In caso di violazione si dovrebbe essere condannati a pagare i danni e non ad andare in prigione. Se una persona non paga l'affitto lo sfrattano, non lo mandano in galera".

Esultano i fonografici - E' "una buona notizia per gli autori". Lo ha detto John Kennedy, amministratore delegato della Federazione internazionale dell'industria fonografica (Ifpi). "Il processo a Pirate Bay riguardava la difesa dei diritti degli autori, la conferma dell'illegalità del servizio e la creazione di condizioni corrette per i servizi di musica legali che rispettano i diritti", ha dichiarato Kennedy in una nota stampa. La sentenza "é una buona notizia per tutti quelli che, in Svezia e nel resto del mondo, basano la propria vita o i propri affari sull'attività creativa e hanno bisogno di sapere che i loro diritti saranno protetti dalla legge". In questo senso la sentenza - ha aggiunto Kennedy - è "un forte deterrente che riflette la serietà del crimine commesso".

Il server finisce in museo - Un server del celebre sito ha fatto il suo ingresso nel Museo della Tecnica di Stoccolma. Il server era stato sequestrato nel corso di un'operazione di polizia, ed ora diventa simbolo delle azioni poco nobili della cultura moderna. ''E' un oggetto della società contemporanea, e i musei collezionano questi oggetti - ha spiegato il direttore del Museo - Fa parte della nostra missione in quanto il museo non puo' evitare le questioni spinose''
Articolo tratto da qui

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