Quali sono i fattori da prendere in considerazione per scegliere la TV che meglio si adatta alle nostre esigenze? Analizziamoli dettagliatamente:
Il formato si riferisce alle dimensioni dello schermo, la cui misura corrisponde a quella della diagonale ed è convenzionalmente espressa in pollici (in inglese inches e simboleggiati dalle virgolette. Es. 26”).
Gli schermi delle TV HDTV partono da 14” LCD, sebbene esistano schermi più piccoli che però sono destinati a TV, lettori DVD-DivX e altri dispositivi rigorosamente portatili.
In genere oltre i 35” si trovano solo televisori al plasma, che possono superare i 50”; in questo caso gli alti prezzi non li rendono di certo accessibili al mercato consumer. Anche le loro dimensioni, che eccedono proporzionalmente i 127 cm dei 50”, non sono facilmente compatibili con gli spazi casalinghi.
Riferendosi ai televisori, con il termine formato si indica anche il formato televisivo, composto da due numeri che indicano rispettivamente la larghezza e l’altezza dello schermo in rapporto tra loro. Ai formati 4:3 e 16:9 comunque è dedicato uno dei capitoli successivi.
La risoluzione è misurata ed espressa in pixel e descrive la capacità di mostrare il maggior numero di pixel sullo schermo sia in orizzontale che in verticale ed è data numero di pixel orizzontali x numero di pixel verticali.
Non bisogna cadere nell’errore per cui l’alta risoluzione favorisce la maggiore definizione delle immagini poiché aumentare la risoluzione fa diminuire la grandezza delle stesse.
Il formato dello schermo e la sua risoluzione devono essere compensati per evitare problemi di visualizzazione, per questo si parla di risoluzione ottimale, data anche dal passo tra i pixel. Misurato in millimetri, più il passo è basso più le immagini sono ben definite.
Il tempo di risposta è dato dal tempo che i pixel impiegano per passare dallo stato attivo a quello non attivo, in poche parole da accesi a spenti, e si misura in millisecondi (ms).
Tempi di risposta lenti, vale a dire oltre i 16 ms, provocano una cattiva qualità delle immagini, specialmente se in movimento (es. scene di azione), e causano il cosiddetto effetto scia: i cristalli liquidi devono mantenere la posizione indotta quanto più possibile, ma la lentezza a cui riescono a perdere luminosità è deleteria per la qualità delle immagini che si percepiscono come se fossero sottoposte a effetti di dissolvenza.
L’angolo di visuale denota l'intervallo di angolazione in cui la visualizzazione è compresa entro limiti accettabili quali buone prestazioni di visuale frontale, luminosità adeguata e rapporto di contrasto 5:1, che corrispondono al massimo angolo di visuale in cui uno schermo è visibile dall’osservatore.
La misurazione dell’angolo di visuale è segnalata da due parametri, ovvero l’angolo di visuale orizzontale (sinistro-destro) e quello verticale (alto-basso).
Di norma uno schermo LCD ha un angolo di visuale orizzontale e verticale che si aggira intorno ai 170°.
La formula cd/m², che a tanti appare misteriosa, è il rapporto di candele al metro quadro e si riferisce alla luminosità, criterio che designa la brillantezza dei colori. Valori bassi di luminosità non sono adeguati perché le immagini risulterebbero sbiadite e dai colori poco vivaci.
È pur vero che sulle schede tecniche dei televisori al plasma compaiono valori molto alti di luminosità (es. 1300 cd/m² contro i 500 cd/m² di una TV a cristalli liquidi), ma la quantità nominale non sempre fa la vera differenza, tanto che televisori LCD con 450-550 cd/m² emettono una luminosità spesso maggiore di TV al plasma che oltrepassano i 1200-1300 cd/m².
Infine il rapporto di contrasto si focalizza sulla trasmissione della luce tra pixel chiari e pixel scuri, quindi tra colori più chiari e colori più scuri che lo schermo è in grado di visualizzare.
Una maggiore tollerabilità ai diversi tipi di illuminazione (es. lampadina incandescente, alogena, ecc.) dell’ambiente in cui la TV è collocata e una più alta capacità di riprodurre le tonalità di colore sono dovute a rapporti di contrasto elevati.
Articolo tratto da qui
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